Con l’inizio del ‘500, il ducato di Bisceglie e Corato fu portato in dote da Alfonso d’Aragona per il matrimonio con Lucrezia Borgia. Dall’unione nacque Rodrigo d’Aragona, insignito dell’appellativo di duca di Bisceglie e Sermoneta e signore di Corato. Dopo la prematura morte di Rodrigo, nel 1513 Bisceglie si riscattò versando al re di Napoli 13.000 ducati, diventando così indipendente. Il re concesse la facoltà di armare galee e di difendersi con proprie milizie, già antico privilegio della cittadina. La nuova condizione di città demaniale consentì a Bisceglie di sviluppare liberamente le proprie attività produttive e commerciali. Proprio questo fu il periodo del maggiore sviluppo socioeconomico e dell’aumento architettonico-edilizio della città.
La natura di città regia e l’assenza di una casta chiusa favorirono due distinti fenomeni, con importanti riflessi sulla storia dell’edilizia cittadina: l’immigrazione di facoltose famiglie dedite principalmente al commercio, e la possibilità di un continuo ricambio al vertice governativo con nuove aggregazioni. Le famiglie borghesi, raggiungendo un patrimonio solido, imitarono i modelli aristocratici: si fregiarono di un blasone, rivestirono cariche pubbliche e, soprattutto, acquisirono un palazzo, che rappresentava il “bene stabile” per eccellenza. I lavori di rifacimento della cinta muraria posero i presupposti per l’espansione e il rinnovamento del tessuto urbano. Poiché all’interno delle mura era difficile trovare suoli liberi, per la costruzione di un nuovo fabbricato occorreva acquistare più edifici tra loro adiacenti. Si trattava, generalmente, di moduli abitativi di epoca medievale che venivano fusi e rielaborati. Così facendo, dietro le cortine continue e sontuose lungo le strade, non era difficile riscoprire quel tessuto più minuto e arcaico di cui il palazzo si era nutrito. La costruzione delle strade O. Tupputi, G. Frisari, via Trento, via Trieste, parallele alle mura, permise la costruzione di nuove residenze della nobiltà locale e della ricca borghesia al posto di aree libere, o rese tali da demolizioni di vecchie strutture o piccoli edifici anche di culto.
Vennero eretti i palazzi Tupputi, Schinosa, Berarducci, Frisari, allineati alla sede del Municipio. Queste residenze, dal più antico palazzo Ammazalorsa agli esempi successivi, sono equivalenti negli schemi architettonici adottati. I prospetti presentavano a livello del piano stradale il bugnato rustico e, separato da una cornice marcapiano, il più elegante bugnato a punta di diamante. Le finestre rettangolari o bifore erano decorate da elementi vegetali. Permaneva invece nella fitta trama di stretti percorsi e di vicoli che convergevano negli slarghi di S. Adoneo o S. Matteo o nel largo Piazzetta l’impianto della città medievale. Elemento unificante del tessuto edilizio era il materiale costruttivo: la pietra.