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Palazzo Vives Frisari

Il Palazzo Vives Frisari, palcoscenico degli eventi dell’associazione, è un chiaro esempio di ampliamento abitativo avvenuto alla fine del XVI secolo, nel periodo denominato per Bisceglie “Città Regia”. Nel catasto abitativo del 1575 risultavano tre componenti originarie: la parte centrale di Mauro Frisari ricevuta per successione ereditaria da suo padre Marinello; la porzione verso oriente contenente il portone di accesso, appartenente a Petrella Frisari, vedova di Mauro Antonio Torelli Frisari, poi venduta a Giulio Ubaldini da Gagliano; infine la casa aderente a Palazzo Tupputi di Jacopo Frisari, alla quale vi si accedeva da via S. Leonardo che era composta da cortile, scoperto, cantina con stalla, una sala, un sovrastante vano e un altro scoperto sporgente su via della Corte. Di questo cortile rimane un giardinetto, a pertinenza della casa, il cui ingresso è segnato in via San Leonardo da un arco gotico sovrastato dallo stemma dei Frisari. Da Jacopo questa casa passa al figlio e da questi a sua sorella “Madama Livia” moglie di Marino Alfonso Tafuri e poi a Girolamo Ubaldini da Gagliano. La casa di Mauro Frisari  passa  a suo figlio Giuseppe e da questi alla sua unica figlia Anna che sposa Giovanni Andrea Vives (1610-1662). I Vives, divenuti proprietari della casa di Mauro, per ampliarla e formarne un unico palazzo, acquistarono dagli Ubaldini sia la casa di Petrella Frisari sia quella di Jacopo. Il catasto borbonico annota che, alla metà del ‘700, Girolamo Vives riceve in donazione la casa dai due fratelli Mauro e Giacomo, e vi abita con loro e la sua famiglia. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo viene realizzato il secondo piano con elementi architettonici e materiali tipici dell’epoca. Nel 1798 Orazio Vives vende il primo piano a Mauro Dell’Olio e conserva la proprietà del secondo piano. Con Orazio si estingue la famiglia Vives. L’appartamento passa nel 1830 dai Dell’Olio al barone Ignazio Ciani Passeri, e nel 1955 i suoi eredi lo vendono a Francesco Zecchillo.

Portone

Il portale e l’androne del palazzo sono tardorinascimentali e conservano il loro aspetto originario. All’apice del portone, caratterizzato da un arco a sesto acuto, è posto lo stemma della famiglia Frisari. Vi sono altri due stemmi all’interno dell’androne: uno al centro della volta a crociera e l’altro sul caposcala.

Ingresso

La sala, a pianta rettangolare, presenta sulla sinistra una monofora tardo romanica. Le porte sono sormontate da dipinti di autore piemontese dell’inizio del XIX secolo.

Sala Azzura

Ampia sala che funge da anticamera del Gran Salone, caratterizzata dal colore delle pareti che si sposa alla perfezione con i dettagli in pietra di Trani. Elemento di spicco della sala è un dipinto ad olio, rappresentante l’allegoria della vanità, in origine collocato nell’originaria composizione decorativa del controsoffitto ligneo.

Gran Salone

Imponente e ampia sala con conformazione ad L. Gli elementi dorati vengono esaltati dal forte contrasto con il pavimento di marmo nero. Entrando nella galleria dalla sala azzurra si rimane incantati e affascinati dalla maestosità di una grande tela ad olio, di autore ignoto, raffigurante Abramo e gli Angeli in una scena tratta dall’Antico Testamento. La presenza di una tela a caratteri religiosi in un palazzo laico indica la squisita ospitalità degli abitanti della casa. Questa tela è stata ritrovata durante i lavori di restauro del controsoffitto negli anni ‘50 e successivamente restaurata.